Roberto Cavallo - Eco-runner, scrittore e divulgatore scientifico
“I rifiuti che disperdiamo nell’ambiente in qualsiasi parte del nostro territorio, anche in montagna, prima o poi vanno a finire in mare. Pochi sanno che i rifiuti arrivati là non spariscono. Siamo abituati a leggere quei cartelli su cui c’è scritto che il mozzicone si degrada in due anni, il fazzoletto in sei mesi, eccetera, ma essi spariscono solo dalla vista, in realtà rimangono. Quelle molecole, quelle particelle, quei pezzi di plastica che non vedo più, rimangono molto più a lungo”.
“Nel 2014 l’allora commissario europeo all’Ambiente, lo sloveno Janez Potocnik, rifletteva sull’emergenza delle plastiche e dei rifiuti nei mari. Lanciò la “Giornata europea contro l’abbandono dei rifiuti” che si celebra il dieci di maggio. Il suo motto era: “Vogliamo l’Europa, ma vogliamo un’Europa pulita” ed era alla ricerca di un qualche evento o manifestazione che lanciasse adeguatamente questa giornata europea e la campagna che vi era legata, cioè Let’s Clean up Europe”.
“Ad Alba, dove vivo, avevo incontrato un amico che corre in montagna. Fino ad allora, non avevo mai corso. Ma quando questo mio amico mi disse: “Recentemente ho corso da Aosta a Ventimiglia” io gli risposi: “Caspita! Proprio come un rifiuto, che corre dalla montagna al mare!”. E, quasi scherzando, aggiunsi: “Sai che ti dico? Se mi alleni lo faccio anch’io”. Nacque così nel 2015 l’eco-maratona Keep Clean and Run”.
“Keep Clean and Run” ora è giunta alla nona edizione. Circa 350 chilometri, che in una settimana mi hanno portato dal ghiacciaio della Marmolada (per testimoniare la drammaticità del surriscaldamento globale) fino alla Val Gandino, oltre il Lago d’Iseo. Ho toccato 15 laghi, campionandoli uno ad uno, alla ricerca di microplastiche. I laghi sono sofferenti perché, come se non bastasse, abbiamo anche la crisi idrica. Sofferenti anche per un occhio umano, perché quell’acqua è quella che ci dà da bere e ci permette di irrigare i campi, alla vigilia di un’estate che, se continua così, non sarà facile”.
“I nostri figli e nipoti dovranno poter continuare a vivere in un ambiente che ne permetta la sopravvivenza nel miglior modo possibile. Ma questo lo si può fare solo insieme agli altri. Ad esempio, condividendo il gesto semplice, ma rivoluzionario, di piegare le gambe e raccogliere un rifiuto per terra. Se tutti lo facciamo, il territorio che lasciamo dietro di noi sarà migliore di come l’abbiamo trovato. Insieme potremo far sì che quei rifiuti non vadano al mare, non entrino nella catena alimentare, ma, al contrario, diventino materie prime per produrre altri materiali, consumando meno risorse, meno acqua, meno energia”.
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