“Mai pensato di mollare tutto, dimenticare la frenesia del mondo e provare una strada diversa?”. Tommaso D’Errico lo ha fatto, inseguendo uno stile di vita più vicino alla natura. Lo abbiamo incontrato per parlare del suo rivoluzionario cambio di vita, raccontato in un blog e in due libri e rafforzato da un uso diverso dei social network.
Nel 2015, dopo aver lasciato Roma, stanco di vivere i suoi ritmi e la sua frenesia, lavoravo ad Amsterdam come grafico freelance e pensavo di trasferirmi lì. Tuttavia ho sempre amato la natura e già da anni giravo le montagne e fotografavo gli animali: l’idea di viverci, però, non mi aveva mai sfiorato. Finché, dopo un’esperienza di lavoro in cambio di ospitalità con la mia ex compagna, abbiamo rivoluzionato completamente le nostre vite. Ci siamo trovati a vivere – per puro caso – in un paesino in Val Maira, al confine con la Francia, un posto completamente fuori dal mondo, da tutti i punti di vista, soprattutto per la natura che lo circonda e per l’isolamento. Un isolamento, però, solo geografico perché – come abbiamo sempre raccontato – trovarci a vivere in meno di 30 persone, sparse per chilometri di montagne e foreste, paradossalmente poi ci ha aperto una socialità più vera e viva di quella che avevamo in città. Infatti, la curiosità, insieme all’umiltà, è stato l’elemento centrale che mi ha aperto alla comunità locale e a un nuovo tipo di relazione fondata sul fare, sul trascorrere del tempo insieme per darsi aiuto reciproco. In questi ambienti, come del resto è sempre accaduto nella civiltà contadina, la socialità è imposta dallo stile di vita e dalla difficoltà ambientali: cambia veramente tutto, il legame che si crea, l’affiatamento, la fiducia reciproca… l’ho sperimentato sulla mia pelle ed è stato rivoluzionario per il mio modo di interpretare le relazioni.
Anche lì… un po’ per caso. Scrivere mi è sempre piaciuto, così come scattare fotografie, e lì – circondato da animali e paesaggi incredibili – mi sono entusiasmato: stavamo sperimentando qualcosa di talmente bello che sentivo il bisogno di raccontarlo. Quindi ho aperto il blog, chiamandolo “Al ritmo delle stagioni” perché il ritrovare il ciclo delle stagioni, che in città passa un po’ sottotono, è stato un po’ come ricollegarsi alla natura e ai suoi ritmi e io avevo un profondo bisogno di cambiare il ritmi della mia vita, ma anche del mio pensiero.
Ho aperto il blog senza alcuna finalità specifica, ma poi – quando alcune persone mi hanno suggerito di scrivere un libro – mi sono ricordato che diventare uno scrittore era il mio sogno fin da piccolo. Speravo di distribuire sì e no 100 copie, tra amici e parenti, mentre con la sola prevendita ne abbiamo vendute 400 e nel giro di un mese anche le circa 2000 copie che avevamo stampato erano esaurite. Ho potuto così abbandonare la professione di grafico per raccontare la mia avventura sui social e dedicarmi alla scrittura. Dopo la Val Maira, ho intrapreso un itinerario di più di 4 mesi lungo tutto l’Appennino, dalla Valle Argentina, in Liguria, fino alla Basilicata: da lì è nato il mio secondo libro, dedicato allo spopolamento delle montagne e delle aree rurali e alle esperienze di ripopolamento raccolte in giro per l’Italia. E attualmente sto lavorando a un volume di divulgazione scientifica sul lupo e sulla coesistenza con gli animali selvatici.
Pubblicare sui social non era più un piacere, ma un dovere, un obbligo, che obbediva a ritmi frenetici che mi ricordavano la vita di prima. Si parla sempre di come i social network influiscano sulla vita di chi ne fruisce, ma non si parla mai del grande impatto che hanno su chi produce contenuti: mi sono reso conto che, dal punto di vista creativo, quel tipo di utilizzo dei social ti cambia come persona, cambia la tua quotidianità e i tuoi ritmi di vita, ti rimette in quel flusso da cui io ero voluto scappare e modifica, inevitabilmente, anche il contenuto dei tuoi messaggi. Quando ho capito quello che stava succedendo, sono uscito da questo fiume in piena.
Non ho mai avuto l’intenzione di staccare definitivamente dai social, ma di cambiare il modo in cui li utilizzo. Involontariamente, ho fatto anche una selezione del mio pubblico: cambiando il ritmo e pubblicando molto poco, continuano a seguirti solo le persone che condividono il tuo messaggio e comprendono la tua scelta.
Nei commenti e nei messaggi privati ricevo molto affetto: come ho scritto nel mio ultimo post un motivo per cui sono tornato a pubblicare era ringraziare tutti quelli che mi avevano scritto per sapere come stavo. A differenza di come fanno in molti, ovvero pensare a un contenuto per poi pubblicarlo, io ora faccio il contrario: quando la vita mi offre qualcosa che secondo me è degno di essere raccontato, e che desidero condividere, lo racconto.
Questo certamente ha influito sulle vendite dei libri e in generale sulla mia visibilità… ma non mi interessa perché io sto meglio e sono più sereno. Capire come voglio vivere, con quali ritmi e con quali aspettative, quali sono i miei reali bisogni: è una scelta dalla quale non tornerei mai indietro.