Il rinnovamento dei prodotti NaturaSì passa attraverso la cucina stellata dello chef Pietro Leemann. Fondatore di Joia, ristorante milanese di alta cucina vegetariana, Leemann è tra coloro che hanno creduto nel biologico – e, più in generale, in un nuovo modo di concepire l’alimentazione – fin dal principio. Non sorprende, dunque, l’incontro con NaturaSì, cui lo lega anche una profonda attenzione per l’origine degli ingredienti e per metodi di trasformazione che ne esaltino le caratteristiche. Un incontro che, prima di tradursi in una collaborazione professionale, ha visto Pietro Leemann cliente dei negozi NaturaSì sia in prima persona che per il suo ristorante. Proprio questa assidua frequentazione gli ha permesso di approfondire l’assortimento del negozio e di valutare i prodotti proposti sulla base della propria professionalità, chiedendosi: quale può essere il mio apporto? Partendo dall’alta qualità degli ingredienti utilizzati, come valorizzare ulteriormente l’eccellenza delle materie prime? E come andare incontro alle rinnovate esigenze di un consumatore che – avendo poco tempo a disposizione – ricorre talvolta a pietanze pronte, pur conservando un’elevata qualità?
Ha preso il via così quella che, più che una collaborazione, è un lavoro di squadra, fondato su una profonda stima reciproca. Del resto, a partire dalla materia prima, ogni fase del processo produttivo che conduce a un alimento non è solo una questione di “prodotto”, ma anche di relazione: per questo NaturaSì e Pietro Leemann hanno lavorato accanto ai produttori per ottenere il miglior prodotto possibile. “Il segreto della qualità sta proprio in una buona relazione”, spiega infatti Leemann. “Con la natura che ci circonda, ma anche con le persone che coltivano e trasformano la materia prima in nutrimento. I prodotti ai quali ho contribuito sono il risultato di un lavoro di squadra fondato sull’armonia tra tutte le parti che hanno contribuito alla loro riuscita”.
Concretamente, tutto questo si è tradotto in un’analisi capillare e sistematica di ogni prodotto a marchio NaturaSì presente a scaffale, al fine di capire dove e come intervenire sulla base dell’esperienza accumulata negli anni. Da questa analisi sono stati individuati i punti di miglioramento per i prodotti già esistenti, ma anche alcuni spunti per crearne di nuovi: “Essendo un fruitore di biologico, rappresento il cliente tipico di NaturaSì. Inoltre, con il Joia sono stato un po’ un precursore e dunque, grazie a questi trent’anni di esperienza, riesco a intuire quale sarà il futuro del gusto e delle tendenze alimentari”. Prodotti rinnovati, dunque, come i condimenti per la pasta, rivisti cercando un miglior equilibrio tra gli ingredienti, ma anche prodotti nuovi per l’assortimento a marchio: alcuni più classici, come il gelato, altri che strizzano l’occhio alle tradizioni dal mondo, come i ceci all’orientale, che si aprono a una clientela più giovane e desiderosa di sperimentare. “Anche le nuove generazioni stanno iniziando a mangiare bio ed è importante parlare con loro, capendo cosa desiderano e cosa si aspettano per il futuro. Il giovane ha un linguaggio diverso, percepisce stimoli diversi ed è importante dialogare con lui attraverso novità e nuovi pensieri”.
Grande attenzione a ogni fase del processo produttivo, in modo da salvaguardare le caratteristiche degli ingredienti utilizzati, che non può prescindere da una scelta accurata della materia prima, risalendo alla sua origine ed entrando in contatto con agricoltori e allevatori, perché “la vera qualità parte dall’azienda agricola”. Nel caso dei gelati, per esempio, è stato utilizzato il latte della Società Agricola Biodinamica San Michele di Cortellazzo (Venezia). Utilizzato anche per la produzione di formaggi, si tratta di un latte le cui caratteristiche devono essere valorizzate in ogni fase della lavorazione, tenuto conto che – tra le caratteristiche del bio – vi è proprio quella di lasciare che gli ingredienti si esprimano nella loro autenticità. “È anche un ritrovamento del gusto che diventa un’esperienza educativa”, continua Leemann. “La peculiarità del radicchio è quella di essere amaro: farlo diventare dolce non sarebbe la giusta direzione da intraprendere. Aprirsi al gusto è un’esperienza culturale che va controcorrente e che permette di educare le perso-ne affinché sperimentino la grande varietà di gusti che ci sono. Nei prodotti che abbiamo creato – nuovi o rivisitati – le etichette sono semplici e il gusto è trasparente: è questo che fa la differenza!”.