Il nostro impegno parte dalle 300 aziende agricole che fanno parte del nostro ecosistema: ben 32.000 ettari di terreno, di cui il 19% sono aree di natura, con ben 670 km di siepi, rifugio per specie animali e vegetali. Salvaguardare la ricchezza della flora e della fauna è infatti il nostro modo per prenderci cura della Terra, a partire dalla biodiversità del suolo. Come ci raccontano Silvia Fusaro e Serenella Rotondo, ricercatrici del laboratorio VitaLab, che hanno analizzato i suoli delle aziende che fanno parte del progetto Le Terre di Ecor.
Il suolo è la base per l’alimentazione e il benessere umano, infatti sostiene molti servizi ecosistemici, tra cui la produzione di cibo sano e vitale, la purificazione e regolazione dell'acqua, il riciclo della sostanza organica, i cicli dei nutrienti compreso il sequestro del carbonio, la regolazione dei gas serra e del clima. Ciò riguarda anche, e soprattutto, i suoli di aree agricole o agroecosistemi, che sono circa il 13% delle terre emerse, spesso compromessi da una gestione non lungimirante. Molte ricerche evidenziano effetti negativi della gestione agricola sulla biodiversità del suolo che svolge un ruolo cruciale nell’efficienza dei servizi ecosistemici.
Pratiche tipiche della gestione convenzionale come lavorazioni frequenti ed impattanti, eccessive fertilizzazioni, monocolture e applicazione di prodotti chimici, provocano aumento dell'erosione del suolo, riduzione della sostanza organica, salinizzazione e compattazione, che possono portare a una diminuzione della fertilità e della biodiversità del suolo e della produttività delle colture, con conseguenti perdite economiche.
La fauna edafica (dal greco, edafos, suolo), parte della biodiversità del suolo, è basilare per mantenerlo in salute, oltre che per fornire i suddetti servizi ecosistemici. Alcuni gruppi animali, adattati alle condizioni di un suolo indisturbato, sono sensibili a cambiamenti della sua qualità. La mesofauna (che include gli animali fra i 200 µm e i 2 mm) svolge la sua attività principalmente nei primi 20 cm del profilo del suolo. Proprio per le loro piccole dimensioni, questi organismi necessitano dei pori del suolo per svolgere le loro funzioni vitali, e la loro attività è influenzata dal rapporto aria-acqua nei pori. Alcuni ricercatori hanno scoperto che le comunità di mesofauna degli agroecosistemi sono strutturate soprattutto dal tipo di pratiche agricole, poiché queste alterano le dinamiche naturali del suolo e causano, in modo più o meno marcato, il declino delle popolazioni di mesofauna, che possono quindi essere considerate un utile bioindicatore dello stato di salute del suolo. Nel 2001 il Prof. Vittorio Parisi, zoologo all’Università di Parma, ideò un indice di Qualità Biologica dei Suoli (QBS-ar) applicato ad una parte della mesofauna, gli artropodi (invertebrati con zampe articolate, come acari, ragni, millepiedi, centopiedi, isopodi, insetti…). Basandosi sull’osservazione degli artropodi in grado di sopravvivere in un suolo, questo indice sintetizza informazioni sul suo stato di salute.
Il laboratorio VitaLab di NaturaSì si è dotato di un estrattore funzionale all’analisi della mesofauna, per monitorare, insieme agli agronomi, gli effetti delle pratiche agricole sui suoli delle aziende Terre di Ecor rispetto a questo importante parametro di qualità.
“Dobbiamo prendere atto al più presto che la biodiversità del suolo è indispensabile per la sicurezza alimentare e per il conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. La biodiversità del suolo sta alla base della produttività e della resilienza dell’agricoltura e rende i sistemi e i mezzi di produzione più resilienti agli shock e ai fattori di stress.” - Elizabeth Maruma Mrema, Segretaria esecutiva della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, 2020