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L’albicocco, una pianta millenaria

di Paolo Pistis

Tra giugno, luglio e agosto ci delizia con i suoi frutti, che vanno dall’arancio/rosso al giallo/rosa, adatti sia al consumo fresco che all’essiccazione: parliamo dell’albicocco, pianta originaria dell’Asia occidentale, in particolar modo dell’Armenia, dove sono state rinvenute tracce di una sua coltivazione millenaria.

Tra le numerose varietà, vediamone alcune che, per le loro caratteristiche peculiari, sono interessanti per un frutteto hobbistico familiare. La Reale d’Imola, tipica dei frutteti dell’Emilia Romagna, è una vecchia varietà gustosa e colorata con la polpa che si stacca bene dal nocciolo. La Portici è produttiva in tutti gli ambienti e, oltre ad essere adatta al consumo fresco, si può essiccare e conservare per il periodo invernale. L’Almanacco è una nuova varietà ottenuta dalla rigenerazione da seme da tecniche biodinamiche ed è selezione esclusiva di un vivaio di Riva del Garda. Una varietà interessante, a metà tra prugna ed albicocca, è il Biricoccolo, adatto per le confetture, con il suo gusto leggermente dolce, dalle note asprigne.

Coltivazione e cura

L’albicocco è una pianta che predilige terreni ben drenati, sabbioso-limosi, ricchi di humus e freschi, mentre non sopporta bene i terreni argillosi. Ha bisogno di ambienti freschi e ventilati e mal tollera le nebbie prolungate e le gelate tardive, che rappresentano un serio problema per la sua coltivazione, che ne scoraggia le produzioni nel nord e centro Italia. La sua messa a dimora va effettuata tra novembre e dicembre scegliendo piante che abbiano un portainnesto vigoroso come il mirabolano (prugno selvatico): gli si permette cos. una buona radicazione e una maggiore resistenza alle patologie. La concimazione d’impianto deve essere abbondante con almeno 3-4 kg di humus di lombrico per ogni buca. È buona pratica poter fare l’inzaffardatura biodinamica delle radici utilizzando argilla, letame maturo, sabbia e soprattutto preparati biodinamici, in questo caso Cornoletame e Fladen Colloidale. Questo consente una rapida radicazione con una flora microbiologica utile, che accompagnerà la pianta per tutta la vita. Le irrigazioni dovranno essere costanti e regolari per evitare la spaccatura dei frutti a ridosso della maturazione. L’albicocco è sensibile a diverse e complicate patologie, come monilia, corineo, mal bianco, batteriosi, etc: per fronteggiarle, occorrerà irrorare sulla pianta da febbraio a settembre, ogni 7-10 giorni, microrganismi probiotici come gli EMA. Nel periodo autunno-inverno sono invece necessari trattamenti a base di olio vegetale. Per quanto riguarda gli insetti, come la mosca della frutta e la tignola orientale, li potremo controllare con trattamenti a base di Bacillus Thuringensis e Olio di Neem irrorati ogni 20 giorni da aprile fino ad agosto. L’albicocco va protetto inoltre dagli uccelli, ghiotti dei suoi frutti, usando reti protettive o palloni dissuasori.

Per aumentarne le qualità organolettiche e la conservazione dei frutti, in biodinamica si spruzza sulle piante – per tre volte a distanza di 10 giorni – il preparato biodinamico cornosilice 501 a partire da quando i frutti iniziano a colorare.

Una curiosità: se quarant’anni fa, era la pianta più facile da coltivare, oggi l’albicocco è difficile da portare a fruttificazione; tuttavia, con un po’ di cure, ci darà grandi soddisfazioni.

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