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Il mandorlo, la pianta del buon auspicio

Mandorlo

Pianta di origine asiatica che si è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo grazie ai Fenici, prima, e ai Romani, poi, oggi il mandorlo è diffuso in tutto il mondo e viene coltivato nelle zone con clima temperato.

Da sempre considerato la pianta del “buon auspicio”, è chiamato anche “pianta della speranza” in virtù della sua copiosa fioritura a fine inverno che emoziona anche le anime più dure. Le piante di mandorlo si dividono in due categorie: piante autofertili e piante autosterili. Per una coltivazione amatoriale è preferibile utilizzare quelle autofertili, che non necessitano di altre piante impollinatrici: per la fecondazione dei fiori basteranno le api. Bisogna sempre assicurarsi che si tratti di mandorle dolci e commestibili, in quanto ne esistono anche varietà amare e ornamentali i cui frutti sono tossici. Le varietà più diffuse sono: Tuono, Supernova, Lauranne, Falsabarese, Francolì e Genco.

Coltivazione e cura

Per una coltivazione amatoriale del mandorlo si possono acquistare piante in vaso di uno o al massimo due anni che, dopo la loro messa a dimora, devono essere ancorate con dei tutori o pali per impedire che il vento le faccia ondeggiare. La messa a dimora delle piante è preferibile avvenga in autunno, tra metà novembre e metà dicembre, innestandole sempre su pesco selvatico o GF (portainnesto per pesco): le piante trapiantate a primavera, infatti, necessitano di molte più cure e si ammalano con maggiore facilità. Predilige terreni freschi e profondi, ricchi di humus, ma si adatta anche a quelli argilloso-calcarei, purché ben drenati; teme il gelo, ma tollera lievi gelate. Importante è l’esigenza di una piena esposizione alla luce solare, possibilmente in luoghi precollinari e ventilati. Con il suo sviluppo può arrivare a occupare un’area di 5 m x 5 m (25 mq) e raggiungere un’altezza media tra i 3 m e i 7 m. Entra in produzione dal terzo anno in poi e necessita di potature di sfoltimento della chioma ogni anno.

Le irrigazioni sono indispensabili soprattutto nei primi tre anni, in particolar modo durante i periodi estivi; il terreno intorno dovrà essere pacciamato con paglia e non dovranno esserci erbe nel sottochioma. Le concimazioni devono essere a base di humus di lombrico o di letame maturo e dovranno essere sempre interrate di 3-4 cm: ogni pianta ne richiede ogni anno, soprattutto per i primi tre anni, dai due ai tre kg. L’uso costante dei preparati biodinamici – come il cornoletame 500 e il cornosilice 501 – contribuirà a una buona radicazione e a una buona maturazione dei frutti. Il mandorlo può avere diversi tipi di patologie fungine e insetti dannosi, da curare con metodi naturali: ogni 20 giorni andrà irrorato con l’utilizzo di microrganismi effettivi, macerato d’ortica e decotto di equiseto; per gli insetti, invece, ci faremo aiutare dall’utilizzo di trappole a bottiglia con esche biologiche.

Una curiosità: in alcune culture, quando fiorisce, il mandorlo segna il “Capodanno degli alberi” che dà inizio alle forze di speranza primaverili.

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