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Qualità biodinamica!

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L’agricoltura biodinamica nasce nel 1924. Gli agricoltori sul campo avevano riscontrato la perdita di fertilità del suolo e un progressivo deterioramento nella qualità dei prodotti.

di Jasmin Peschke 

Cercavano dunque un’alternativa all’agricoltura sino ad allora praticata. Fin dal principio, la ricerca di un’alta qualità per l’uomo e per la terra è ciò che ha caratterizzato l’agricoltura biodinamica e la lavorazione dei suoi prodotti. La qualità, tuttavia, non deve mai essere data per scontata. Dev’essere piuttosto ricreata ogni volta nel percorso di un alimento dal campo fino al piatto, attraverso ogni fase del processo produttivo: dalla lavorazione di un ingrediente alla sua commercializzazione fino alla preparazione del cibo. 

Cosa o come? 

Da una parte, la questione è cosa dobbiamo fare per migliorare la qualità e per rendere più fertile il suolo; cosa dobbiamo dare in pasto agli animali, ma anche cosa cuciniamo e cosa scegliamo di portare in tavola. Dall’altra, e questo è il tema più importante in termini di qualità biodinamica, c’è la questione del come fare tutto ciò. Con quale attitudine e cura viene lavorata la terra? È un “trasformatore” di nutrienti o è viva e se ne può favorire la vitalità? Gli animali nella stalla sono fattori di produzione o sono esseri viventi senzienti? È importante prestare attenzione a cosa si mangia, ma ancor più importante è il come: come si cucina, come si compone il pasto e come si mangia. Un piatto presentato con cura, un’atmosfera calma e piacevole mentre si mangia, sono tutti elementi che contribuiscono a una dieta sana, che va oltre l’enumerazione dei nutrienti e ha a che fare anche con il nostro appagamento. 

Il processo produttivo 

In biodinamica, oltre alla qualità “esterna”, c’è sempre una qualità “interna”, che ha a che fare con lo sviluppo interiore dell’essere umano. Non si tratta solo di riempire lo stomaco: limitarci a guardare i nutrienti non porta benessere fisico né freschezza mentale; non stimola l’appetito e non ci porta a gustare ciò che mangiamo. Se – per esempio - pensiamo al pane, al formaggio o al vino, ci rendiamo conto di quanto sia importante il processo di lavorazione di un alimento, sul quale influiscono anche aspetti impalpabili, quali la dignità del lavoro, lo stato d’animo di chi lo ha prodotto e la salvaguardia della bellezza. Un prodotto biodinamico riflette, infatti, il suo processo di creazione. In molti paesi del mondo, sempre più aree vengono coltivate in modo biodinamico: le aziende biologiche specializzate si stanno convertendo e i prodotti biodinamici sono molto diffusi. 

Le banane, per esempio, sono la più grande coltura biodinamica del mondo: ciò comporta molti vantaggi per gli abitanti delle zone di piantagione, ma non solo, anche per noi che le acquistiamo, perché se mangiamo una banana biodinamica sentiamo il caratteristico sapore di questo frutto e viviamo un’esperienza che ci porta diritti alla culla di questa coltivazione tropicale. 

Una nuova qualità 

A questo punto, sorge una domanda: possiamo trasmettere la consapevolezza della qualità biodinamica attraverso una cultura fondata su un’esperienza sensoriale? Come possiamo percepire – e prendere in esame – anche i diversi livelli di qualità (estetica, di vitalità, di gusto… )? Come possiamo progettare la coltivazione, la lavorazione e la preparazione dei prodotti per introdurre un nuovo concetto di qualità?

Proprio questo sarà il tema di “Qualità biodinamica! Percepirla, sperimentarla, svilupparla”, l’edizione 2022 dell’annuale convegno di agricoltura biodinamica, che si terrà dal 2 al 5 febbraio presso il Goetheanum di Dornach, in Svizzera, con traduzione italiana, ma che si potrà seguire anche in streaming sul sito dedicato, dove potrete trovare le informazioni aggiornate sull’evento. Oltre all’inaugurazione con Carlo Petrini, Presidente di Slow Food, in calendario anche un workshop con il dottor Uwe Geier dedicato all’effetto del cibo sul benessere emotivo.

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