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▶ 200 miliardi circa all'anno li spendiamo per il cibo
▶ 201 miliardi circa sono i COSTI NASCOSTI per la salute, l’ambiente, la società
▶ Il prezzo pagato copre solo il 50% del vero costo del cibo.
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Con l’arrivo dell’estate emergono ogni anno eventi drammatici nei campi italiani. La pressione economica sulla produzione agricola spinge inesorabilmente a situazioni come quelle riportate dalla cronaca in questo periodo. Ormai nei campi o nelle stalle italiane sono impiegate soprattutto persone straniere spesso sottopagate e a volte costrette a lavorare in condizioni pesantissime.
Si punta il dito contro il contadino, il caporale, l’agroindustria, la grande distribuzione. Ma noi consumatori siamo realmente esenti da ogni responsabilità?
Quando scegliamo un prodotto alimentare a basso prezzo non ne copriamo il vero costo. La pressione sui prezzi dei prodotti agricoli è stata talmente forte negli ultimi decenni che abbiamo creato problemi ambientali costringendo gli agricoltori a forzare le produzioni inquinando suolo, acque, aria e ad usare manodopera a basso prezzo.
Questo modello agricolo e alimentare ha creato problemi di salute agli agricoltori e ai consumatori, ha prodotto un cibo di bassa qualità e ha favorito l’esodo dalle campagne, creando problemi di occupazione, di salvaguardia del territorio e di perdita della sovranità alimentare.
I dati FAO 2023 ci dicono che gli italiani spendono circa 200 miliardi all'anno per il cibo e che i costi per la salute, i costi ambientali ed i costi sociali, i cosiddetti COSTI NASCOSTI, ammontano a circa 201 miliardi. Ciò significa che noi paghiamo il 50% del vero costo del cibo.
Ognuno di noi come consumatore è co-artefice di questo sistema con le sue scelte alimentari. Responsabile o sfruttatore non è solo il caporale, o il contadino, o la grande distribuzione: siamo noi consumatori in ultima analisi ad alimentare il sistema che produce per noi ciò che chiediamo e al prezzo che noi scegliamo di pagare.
Sembra un piccolo gesto il nostro atto di acquisto, ma in realtà può essere un gesto grandioso per cambiare il modello alimentare e renderlo più equo e giusto.
Dovremo creare un sistema più trasparente e questo è principalmente il compito del distributore, un prodotto più sano e questo è compito dell’agricoltore, un sistema più equo e questo è il compito del consumatore.
Una presa di coscienza che porti a consumare meno, a preferire cibi semplici e puliti e a riconoscere un giusto prezzo a tutti gli operatori della filiera alimentare creerebbe una vera e sana rinascita del sistema agricolo e sicuramente molti di noi, presa coscienza della situazione, sarebbero ben felici di pagare qualche centesimo di più per salvaguardare il futuro del cibo.
Ad oggi il cambiamento è possibile. NaturaSì nasce per sostenere una sana agricoltura, cercando di riconoscere un giusto prezzo agli agricoltori della sua comunità agricola e con il prestito obbligazionario, inoltre, ha dato l'opportunità a 150 consumatori di finanziare con 1,5 milioni di euro realtà agricole che oggi possono guardare al futuro.