Tra le conseguenze della monocoltura intensiva e della relativa distruzione degli habitat naturali, dell’inquinamento e del cambiamento climatico vi è senza dubbio la perdita di biodiversità. A cambiare non è solo il paesaggio: gli ecosistemi sono sempre più fragili e vulnerabili, esposti a eventi atmosferici straordinari e calamità naturali, ma le conseguenze si spingono fino a una crescente insicurezza in materia di approvvigionamento alimentare e addirittura energetico. Per il futuro del nostro Pianeta, la tutela della biodiversità dev’essere per tutti noi una priorità, e quando si parla della sua salvaguardia, ma anche del suo ripristino, la biodinamica rappresenta una risorsa importante. La sua concezione dell’azienda agricola come organismo vivente permette, infatti, di coniugare le esigenze produttive con la tutela degli ecosistemi naturali caratteristici di un territorio, in termini di ricchezza sia vegetale che animale. Il Bioblitz – organizzato da NaturaSì e guidato dai ricercatori della Associazione “Società di Scienze Naturali del Verbano Cusio Ossola” – che si è tenuto lo scorso anno alle Cascine Orsine di Bereguardo, in provincia di Pavia, ci racconta proprio questo. Ci parla infatti di un’azienda agricola biodinamica, situata all’interno di un’area naturale protetta, perfettamente integrata con il territorio circostante, in cui le aree coltivate convivono armonicamente con la vegetazione spontanea tipica di questa zona.
Ampiamente utilizzata in Italia e anche all’estero, il Bioblitz è una pratica di “citizen science” che, attraverso il coinvolgimento diretto di esperti e semplici appassionati, si propone di affrontare alcuni temi scientifici da una prospettiva esterna agli ambiti istituzionali. Esperti di vari settori naturalistici, come botanici, ornitologi, erpetologi, entomologi, si danno appuntamento per una maratona di raccolta dati con l’obiettivo di osservare, riconoscere e identificare in modo informale le specie viventi che popolano un territorio circoscritto per stilare una lista più esaustiva possibile. Solitamente il Bioblitz avviene in parchi e oasi naturali, mentre quello che si è tenuto circa un anno fa a Cascine Orsine, in questo stesso periodo, assume una particolare valenza, perché si è svolto all’interno di un’azienda agricola inclusa nel Parco Regionale del Ticino, conquistando soprattutto il riconoscimento della scienza. I risultati della ricerca, infatti, sono stati pubblicati sulla rivista “Biologia Ambientale, n. 2023” del CISBA - Centro Italiano Studi di Biologia Ambientale, con un articolo curato tra gli altri da Silvia Fusaro, ricercatrice di VitaLab, laboratorio di NaturaSì. Fusaro ha preso parte all’iniziativa, descrivendola come “un evento importante, poiché fornisce un’evidenza scientifica sui vantaggi dell’agricoltura bio per l’intero ecosistema, confermando di fatto la validità della nostra mission che è sempre stata quella di coniugare le esigenze produttive con il rispetto degli equilibri naturali in un’ottica di maggiore sostenibilità ambientale, affinché l’agricoltura possa diventare scrigno di biodiversità”. Cascine Orsine, del resto, non è “solo” un’azienda agricola biologica e biodinamica, ma è un autentico organismo vivente in cui la produzione non può essere in alcun modo slegata da aspetti quali la tutela dell’ambiente, il rispetto del paesaggio, la salvaguardia della biodiversità. Come sottolinea la ricerca, infatti, l’azienda di Bereguardo non viene considerata solamente una “sede produttiva” ma anche un “habitat” da tutelare e migliorare continuamente.
Sono state ben 207 le specie di flora e fauna individuate nel corso del Bioblitz nel 2023: tra queste il giaggiolo acquatico, il ranuncolo tossico e il crescione di Chiana, piante tutelate dalla normativa regionale, ma anche l’airone rosso, il falco pecchiaiolo occidentale, la nitticora, la garzetta e il marangone minore, specie di uccelli protette a livello europeo per le quali gli Stati membri devono attivare misure speciali di conservazione degli habitat, per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione. Ancora biacco, lucertola muraiola, saettone, raganella italiana, rana verde e il coleottero cervo volante, tutte specie protette a livello europeo. Ecco dunque che quest’area – capace di coniugare coltivazione, allevamento e salvaguardia di flora e fauna autoctone – assume un’importanza per fini conservazionistici anche a livello europeo e diventa ancora più preziosa in un’ottica di generale tutela della biodiversità. Accanto ai campi coltivati, da sempre vengono mantenute aree lasciate a bosco o siepe le quali, insieme all’assenza di sostanze chimiche e di sintesi su tutta la superficie aziendale e al ricorso alle marcite – prati stabili mantenuti allagati che forniscono foraggi freschi per il bestiame anche d’inverno – assicurano l’habitat necessario per la sopravvivenza di specie protette (e non) durante tutto l’anno. È il caso, per esempio, dell’airone cinerino, la cui presenza all’interno del Parco del Ticino è diminuita probabilmente a causa delle tecniche di coltivazione del riso in asciutta, che riduce inevitabilmente la disponibilità di prede per gli ardeidi. La scelta di Cascine Orsine di mantenere allagate le risaie nel periodo estivo e assicurare la presenza costante di aree umide, crea sicuramente un ambiente più ospitale e favorisce la presenza di queste specie di uccelli. Tali spazi rappresentano dei corridoi naturali, definiti “zone di transizione”, che forniscono cibo, siti di nidificazione e rifugio per la biodiversità. Il valore aggiunto della biodiversità in agricoltura si tramuta poi in una maggiore qualità del suolo, che è la base imprescindibile per un cibo sano.