Una recente pubblicazione neozelandese descrive chiaramente questa connessione: quanto più ampia e diversificata è la vita del suolo, compreso il microbioma, tanto maggiore è il potenziale di trasferimento di nutrienti dal suolo alle colture; mangiandoli, inoltre, stimoliamo anche il nostro microbioma intestinale.
La pubblicazione ha esaminato più di 260 documenti di ricerca con l’obiettivo di valutare lo stato attuale dei sistemi di agricoltura convenzionale, biodinamica e biologica e determinare le connessioni tra l’agricoltura, la densità dei nutrienti degli alimenti e la salute umana.
Inoltre, un esperimento scientifico svizzero – portato avanti per ben 47 anni, mettendo a confronto biodinamico, biologico e convenzionale – ha dimostrato che l’agricoltura biodinamica è migliore di quella biologica in termini di vitalità e fertilità del suolo, oltre ad avere emissioni di gas serra più basse.
Quando si tratta di alimenti, a livello di ingredienti le differenze tra biodinamico e biologico sono davvero minime.
Ci sono persone convinte che la nutrizione sia solo l’assunzione di nutrienti, e che guardano solo a quelli. Tuttavia esiste un valore nutrizionale che va oltre e si chiama vitalità.
A proposito di questo, esistono diversi studi e metodi – come la biocristallizzazione – adatti per analizzare la vitalità, come ho raccontato nel mio libro Cibo vitale – Nutrire l’uomo per rigenerare la terra (pubblicato da Editrice Antroposofica e disponibile nei punti vendita NaturaSì).
Se anche voi siete convinti che l’alimentazione debba essere anche uno stimolo per l’attività fisiologica dell’organismo, e che la gioia, la bellezza e il mangiare in comunità facciano parte di un’alimentazione sana, allora questi fattori devono assolutamente essere presi in considerazione nella valutazione della qualità del cibo che mangiamo.