Si formano così radici delicate, che si fanno strada nel terreno, mentre i cotiledoni, prime foglie embrionali, crescono verso l’alto: in tutti i tipi di pianta, hanno una forma arrotondata e sono il primo elemento che vediamo spuntare dalla terra. La pianta continua poi a svilupparsi, accumulando nelle foglie verdi la sostanza vegetale grazie alla fotosintesi: per farlo, ha bisogno della luce e dell’anidride carbonica che si trova nell’aria. Questo processo è il solo nel regno vivente in cui la sostanza vivente è creata da sostanze immateriali, come la luce e l’aria. Mano a mano che avanza, lo stelo cresce e le foglie si allargano fino a che, quando la crescita è terminata, si formano fiori e frutti. Durante questo processo di maturazione, la pianta sviluppa le caratteristiche fondamentali che la contraddistinguono in termini di forma, colore, profumo e sapore: in autunno lo possiamo notare molto bene, per esempio, osservando i diversi colori della buccia per ciascuna varietà di mela.
Quando la pianta conclude il suo ciclo di crescita per effetto dell’ambiente, del cosmo e, non ultimo, dei raggi del sole, il seme sviluppa le caratteristiche distintive di ciascuna specie vegetale. Un parametro usato per la sua classificazione, ad esempio, è il peso di 1000 semi: 1000 chicchi di grano pesano 50 grammi, 1000 piselli pesano fino a 500 grammi, 1000 semi di assenzio pesano solo 0,06 grammi, più leggeri persino di una piuma. Ogni seme contiene, in potenza, l’intera pianta. Il suo metabolismo si è fermato e ciò lo rende conservabile e persistente: sta solo aspettando di essere seminato di nuovo e germogliare. Ci sono semi che sopravvivono per moltissimo tempo: sono stati ritrovati addirittura chicchi di grano risalenti all’antico Egitto, dai quali il grano è germogliato anche dopo migliaia di anni. Nel susseguirsi delle stagioni, l’autunno è il periodo della maturità; l’inverno il momento della conservazione fino alla primavera, quando la vita ricomincia.
Fino a pochi decenni fa, i contadini conservavano i semi del raccolto per l’anno successivo. Accadeva così che le stesse piante venissero coltivate più e più volte in uno stesso paesaggio e in uno stesso luogo, sviluppando un intimo rapporto con l’ambiente e dando vita, dopo diversi cicli, a specifiche varietà regionali. Se analizziamo cereali e ortaggi di zone montuose, ci accorgiamo per esempio che – da valle a valle – differiscono tra loro fino al genoma. Oggi, difficilmente le piante destinate a uso alimentare si riproducono a partire dai loro stessi semi: generalmente vengono utilizzati i cosiddetti semi ibridi standardizzati, creati in laboratorio e acquistati da aziende produttrici di semi. Le piante diventano, così,
uniformi ovunque e si riduce la varietà di alimenti che abbiamo a disposizione, oltre alla ricchezza della nostra dieta. Anche se la selezione di frutta e verdura cui possiamo attingere sembra vasta – considerando ortaggi e insalate del nostro territorio, ma anche frutti come ananas e mango che arrivano da altre zone – in realtà oggi abbiamo a disposizione molte meno varietà rispetto a quelle che ci permetterebbe di avere la naturale biodiversità del nostro Pianeta.
di Jasmin Peschke