Tra i frutti più apprezzati, la ciliegia si coltiva in Italia già dall’epoca dei Romani. Ne esistono moltissime varietà, distinte in base alle loro caratteristiche organolettiche e anche a seconda del luogo e del suolo in cui vengono coltivate. Bisogna prima di tutto distinguere tra due specie botaniche: le ciliegie dolci che siamo abituati a consumare fresche e quelle aspre, come marasche e amarene, che possiamo utilizzare per preparazioni e confetture, oppure anche per il consumo fresco, a patto che ci piaccia la frutta acidula.
Il ciliegio predilige terreni molto fertili, profondi, ricchi di humus e leggermente umidi, ma mai con ristagni idrici e non sopporta lunghi periodi di siccità. L’ambiente deve essere arioso, ventilato e in piena luce. Quando ci apprestiamo a metterlo a dimora nel nostro giardino dobbiamo tenere in considerazione alcuni aspetti. Si tratta di un albero da frutto che ha bisogno di altri alberi impollinatori: ciò significa che, affinché dia i suoi frutti, gli insetti devono poter trasportare il polline da una varietà all’altra. Quindi, se mettiamo a dimora un ciliegio dovremmo per forza avere un altro ciliegio che possa fare da impollinatore nel raggio di 100 metri. Se, presi dall’entusiasmo, ne trapianteremo solo uno, di certo farà una bellissima fioritura, ma non darà origine ai frutti. Chi dispone di un giardino abbastanza grande dovrà tenere conto che le varietà più comuni sono innestate su portainnesti mediamente vigorosi e che ogni albero necessita di almeno 25/30 mq. In genere conviene mettere 3 varietà che si possano impollinare in maniera reciproca e sarà opportuno farlo presente al vivaista al momento dell’acquisto. Per chi invece ha un giardino più piccolo e non vuole privarsi di un bel ciliegio, potrà considerare una varietà autofertile, cioè una nuova varietà autoimpollinante che non necessita di un’altra pianta impollinatrice. Le varietà autofertili hanno bisogno di uno spazio di circa 9 mq per pianta: sono piante che rimangono abbastanza piccole raggiungendo al massimo i 3 metri e mezzo, occupano poco spazio, entrano in produzione precocemente e i loro frutti si possono raccogliere a mano al più con l’ausilio di piccole scale. Cosa comunque importante in entrambi i casi è che ci sia al momento della fioritura un alto numero di api che aiutano l’impollinazione. A questo proposito, è una buona abitudine quella di posizionare in prossimità degli alberi, ma non proprio sotto la chioma, fiori misti nettariferi che attirino le api.
Per la messa a dimora occorre scavare una buca che sia almeno il doppio della dimensione del vaso o dell’apparato radicale che andremo a interrare. Concimiamo con abbondante humus di lombrico o letame ben compostato e irrighiamo con 15/20 litri d’acqua dinamizzata 20 minuti con il preparato biodinamico 500k cornoletame compostato. Le giovani piante messe a dimora andranno stabilizzate con tutori di sostegno ben posizionati e mantenuti per almeno tre anni. Il ciliegio ha spesso bisogno di cure, oltre che di continue irrigazioni. Per quanto riguarda il controllo di funghi e batteri patogeni, che possono danneggiare foglie e tronco, possiamo utilizzare dei microrganismi effettivi attivati (EMA). Questi fermenti acido-lattici andranno irrorati in periodi ben precisi. Un primo intervento andrà fatto alla caduta delle foglie e poi dalla ripresa vegetativa, in particolar modo in primavera all’ingrossamento delle gemme; fino alla raccolta richiederà una spruzzatura ogni 10-12 giorni. Per quanto riguarda gli insetti patogeni che compromettono il frutto in maniera irreversibile, tanto da non poter avere un raccolto, occorre munirsi preventivamente di bottiglie trappola e all’occorrenza utilizzare l’olio di neem. In casi drastici si impiegano batteri specifici contro le larve indesiderate.
La pianta e i frutti delle varietà acidule, come marasche e amarene, sono generalmente più resistenti alle patologie e necessitano di meno cure, ma – come si sa – richiedono un po’ di impegno per la trasformazione dei frutti. Per aumentare la qualità e la resistenza del frutto nebulizziamo acqua dinamizzata con il preparato biodinamico 501 cornosilice su tutta la chioma quando il frutto sta iniziando a colorare. Possiamo ripetere l’operazione un altro paio di volte prima della raccolta. La raccolta va effettuata al mattino presto perché le ciliegie possano staccarsi con facilità e se vogliamo conservarle più a lungo potremmo poco prima della raccolta irrorarle con acqua e propoli. La propoli prodotta dalle api ha la capacità di disinfettare e proteggere il frutto da funghi e batteri. Ultima attenzione: evitare che gli uccellini arrivino prima di noi per la raccolta, usando opportune reti e dissuasori ecologici per tenerli distanti. Dopo tanto impegno, ogni ciliegia sarà come una goccia di sole di cui ci potremo nutrire.