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La cromatografia circolare: fotografie della vitalità dei suoli coltivati

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Continua il nostro approfondimento sulla vitalità del suolo e degli alimenti insieme a Silvia Fusaro e Serenella Rotondo di VitaLab: parliamo di cromatografia circolare.

Nel laboratorio VitaLab di NaturaSì lavoriamo allo studio della vitalità dei suoli coltivati utilizzando la cromatografia circolare, una metodologia di analisi per immagini sensibili, ideata nella prima metà del ’900 dallo scienziato Ehrenfried Pfeiffer, collaboratore del fondatore dell’antroposofia Rudolf Steiner. La cromatografia circolare consente di valutare in maniera olistica gli aspetti chimici, fisici e biologici della fertilità di un suolo, strettamente legati alla sua vitalità, cioè a quell’insieme di forze, imponderabili, provenienti dal cosmo, che pervadono gli organismi viventi.

Dal 2016 stiamo lavorando, in particolare, al progetto Monitoraggio della vitalità e fertilità dei suoli agricoli: un progetto concepito pensando al suolo come a un organismo vivente, complesso e integrato. 

Com’è articolato il progetto?

Abbiamo finora analizzato i suoli di 14 aziende agricole biologiche e biodinamiche dell’ecosistema Le Terre di Ecor distribuite in tutta Italia, nonché di 3 aziende a gestione convenzionale, non appartenenti all’ecosistema NaturaSì. Per ogni azienda selezionata abbiamo preso in esame da uno a quattro appezzamenti, a seconda delle dimensioni dell’azienda, delle diverse modalità di coltivazione (serra, pieno campo) e della tipologia colturale (seminativo, ortaggi, frutteto). Alcune di queste aziende sono state campionate due volte l’anno, in primavera e in autunno, e il campionamento è stato eseguito sempre negli stessi appezzamenti, per avere una panoramica dell’evoluzione della vitalità dei suoli coltivati nel corso degli anni. Altre aziende sono state campionate una volta l’anno, in primavera, scegliendo per ogni anno un appezzamento diverso, in modo da avere un’istantanea  della vitalità del suolo. Abbiamo inoltre esaminato, con campionamenti biannuali, in primavera e in autunno, alcuni appezzamenti a differente tipologia colturale (oliveto, vigneto, seminativo, ortaggi) di una azienda biodinamica dell’ecosistema Le Terre di Ecor e di tre aziende a gestione convenzionale confinanti con la prima, perciò paragonabili per condizioni del suolo e climatiche, per confrontare la vitalità dei suoli a gestione biodinamica con quella dei suoli a gestione convenzionale. 

Come applichiamo la cromatografia circolare

Il campione di suolo prelevato dall’appezzamento di interesse viene fatto reagire, attraverso opportune dinamizzazioni, con una soluzione di idrossido di sodio. L’estratto così ottenuto viene poi fatto imbibire su un disco di carta, pretrattato con nitrato d’argento, un reagente fotosensibile che consente di rivelare forme e colori, originando un’immagine più o meno complessa e armonica, a seconda della vitalità del suolo. Le immagini ottenute (cromatogrammi) sono “lette” e interpretate secondo indicazioni date originariamente da E. Pfeiffer e successivamente ampliate grazie al lavoro del gruppo Interlab* di studio e ricerca sulla cromatografia circolare, di cui VitaLab fa parte. Un aspetto importante del progetto VitaLab di monitoraggio  dei suoli è quello di porre in relazione i cromatogrammi con lo studio di alcuni bioindicatori della biodiversità funzionale del suolo, come i lombrichi, e con le analisi chimico-fisiche effettuate di routine in agronomia; ciò, al fine di ottenere un quadro più completo della condizione di vitalità del suolo, che faccia emergere i tre aspetti inscindibili della sua fertilità: chimica, fisica e biologica.

Cosa è emerso?

I risultati delle analisi ci hanno consentito di avvalorare i benefici di alcune pratiche colturali, come il sovescio, confermandone la funzione rigenerativa per i suoli dopo uno o più cicli produttivi.

Sono emerse anche differenze nella vitalità dei suoli in base alla tipologia colturale presente al momento del campionamento: gli appezzamenti destinati a frutteto, in particolare meleti, oliveti e vigneti, hanno mostrato in generale una vitalità maggiore rispetto a quelli destinati a seminativi e orticole. Questo perché nelle colture permanenti, come i frutteti, l’impatto e la frequenza delle lavorazioni è in genere minore e quindi vengono meglio preservate l’integrità e la fertilità del suolo. Infine, a parità di condizioni climatiche, caratteristiche chimico-fisiche del suolo e tipologia colturale, è risultata evidente, nell’ambito dello studio da noi condotto, la differenza in vitalità tra suoli a gestione biodinamica (discreta/buona) e suoli a gestione convenzionale (scarsa).

Questo progetto, negli anni, contribuirà anche a fornire nuovi elementi per il miglioramento della sostenibilità ambientale, di cui la fertilità del suolo è un pilastro fondamentale, nelle aziende agricole dell’ecosistema Le Terre di Ecor. 

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