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Il coraggio della trasparenza: un prezzo equo e trasparente per l‘Uomo e per la Terra

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NaturaSì rinnova il suo impegno in materia di trasparenza e riconoscimento del giusto prezzo.

Fabio Brescacin, Presidente di NaturaSì, affida al nostro magazine una profonda riflessione sul valore del cibo e sul futuro dell’agricoltura, attraverso il riconoscimento di un prezzo equo e trasparente a partire dal pane e dalla passata di pomodoro Sì Essenziali.

Carissimi Amici,

vi scriviamo per rendervi partecipi di una iniziativa che vorrebbe avere un valore che va ben oltre gli orizzonti e gli interessi della nostra azienda. Come voi, credo, noi siamo molto preoccupati della situazione in cui versa la nostra agricoltura non solo italiana ma mondiale e in particolare europea. Il cambiamento climatico non è una bufala ma un vero problema con il quale in campagna ci si confronta ogni giorno. Abbiamo dei produttori di ortaggi che quest’anno non pianteranno per mancata garanzia da parte dei consorzi sulla fornitura regolare dell’acqua. Continua l’abbandono della professione agricola perché le giovani generazioni non sono disposte ai sacrifici dei loro predecessori.

In molte zone si fatica a trovare manodopera disposta a lavorare in campagna. Le ragioni di questa situazione sono molte e hanno radici sociali e culturali profonde, ma se questo processo non trova una svolta rischiamo di non avere cibo a sufficienza nei prossimi decenni per nutrire la nostra popolazione con tutte le conseguenze immaginabili. Il problema è enorme, non c’è un’unica soluzione ma ci sono molti punti di partenza per cercare di invertire la rotta. Un tema che da anni ci sta a cuore e che è una causa fondamentale di questa situazione è il tema del prezzo dei prodotti agricoli. È evidente che il prezzo dei prodotti agricoli negli ultimi anni è andato calando drasticamente in relazione ai prezzi delle altre merci e servizi. Un prezzo troppo basso in campagna non permette investimenti, crea indebitamento, scoraggia le giovani generazioni e costringe a forzare le produzioni per aumentare al massimo le rese creando problemi ambientali, perdita di fertilità del suolo, problemi sociali e sanitari.

Lo studio 2023 della FAO valuta i “costi nascosti” della produzione di cibo nel mondo pari a 12.7 trilioni di dollari più o meno tanto quanto viene pagato per il cibo, di cui il 73% per danni alla salute. La domanda che ci assilla da anni è: come poter riconoscere un “giusto prezzo” alle aziende agricole, un prezzo che supporti e riconosca il valore del cibo ma anche un prezzo che crei salute per l’uomo, per la terra e per la società nel suo complesso.

Questo tema non è risolvibile singolarmente da un operatore economico o politicamente ma deve entrare nella coscienza delle persone perché ognuno, anche come consumatore, è chiamato a fare la sua parte e può fare la sua parte. I prezzi oggi nello scaffale non sono giusti perché nascondono costi occulti che altri devono pagare, che l’ambiente deve pagare, che le future generazioni dovranno pagare. Per arrivare alla sensibilità e alla condivisione su quale sia un “prezzo giusto” a nostro avviso serve partire dal concetto di “prezzo trasparente”. Per decidere dobbiamo conoscere e oggi pochi conoscono la genesi dei prezzi e il loro effetto sulla società. Come impulso culturale prima ancora che economico abbiamo iniziato una campagna sulla trasparenza del prezzo solo come inizio di un processo che vorrebbe avere a un tavolo tutti gli attori della filiera, produttori, trasformatori, commercianti e consumatori per arrivare insieme nella reciproca comprensione e responsabilità alla definizione del “giusto prezzo” del prodotto in ogni specifico momento ed in ogni specifica situazione.

Il presupposto di tutto questo processo è che in ogni incontro, in ogni condivisione fatta in trasparenza siamo certi si sviluppi un senso della comunità e del rispetto dell’altro senza il quale la vita di ognuno non sarebbe fisicamente e moralmente possibile.

Abbiamo iniziato con il rendere trasparenti i prezzi di due prodotti quasi simbolici: il pane, quindi il grano, e il pomodoro da industria così tormentato dal fenomeno del caporalato. Attraverso questo lavoro sulla trasparenza vorremmo arrivare insieme alla consapevolezza che pochi centesimi in agricoltura farebbero la differenza, creerebbero futuro e sarebbero la vera base sana per la nostra sovranità alimentare. Se quei pochi centesimi riconosciuti in campagna fossero trasferiti tali e quali ai consumatori, senza ulteriori ricarichi percentuali, l’aggravio al consumo sarebbe minimo ma il risultato sarebbe grandioso e sicuramente moltissimi consumatori coscienti del valore e dell’effetto di un minimo aggravio di costo sarebbero consenzienti e sosterebbero questa scelta. Vogliamo condividere con tutti voi questa iniziativa come punto di partenza per un processo che necessita del contributo e del supporto di tutti per arrivare nelle mille forme possibili a quella “resurrezione agricola” che sola può garantire a noi e al Pianeta un vero futuro.

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